Jun 03

Euronext Tech Leaders, 8 nuovi titoli nell'indice europeo tecnologico balzato del 14% in due mesi. Tutti i nomi

 

Euronext ha annunciato martedì 3 giugno i risultati della revisione annuale del settore Euronext Tech Leaders con l’ingresso di otto nuove società del comparto tecnologico, tra cui Aerospazio, Difesa, Biotecnologie, Cleantech, Hardware e Software.

Da segnalare poi che ad aprile 2025 è stato lanciato un indice tech europeo con titoli anche fuori dal circuito Euronext, che prende il nome di Euronext Europe Tech Index, con una performance da avvio del 14%.

 

Cos’è Euronext Tech Leaders

Euronext Tech Leaders è il progetto del gruppo Euronext, la holding dei listini che controlla anche Borsa Spa), per rafforzare la visibilità delle aziende tecnologiche europee ad alto potenziale di crescita presso gli investitori internazionali, offrendo loro anche una  serie di servizi a sostegno del percorso di quotazione. Oltre a essere incluse nell’indice, le società del segmento beneficiano di iniziative di visibilità e servizi specifici, tra cui l’accesso prioritario a forum con investitori e conferenze organizzate in tutta Europa da Euronext e dai partner, offrendo opportunità di networking.

Euronext Tech Leaders include oltre 110 aziende selezionate secondo criteri specifici e rappresenta il complemento dell’offerta Tech di Euronext, che conta oltre 700 aziende Tech quotate, 900 alumni dei programmi pre-ipo, e una vasta rete di investitori internazionali. 

 

Otto nuove società nell’indice

Le 8 nuove società inserite sono quindi otto, di cui tre italiane: 74Software (FR0011040500), Inventiva (FR0013233012), Avio (IT0005119810), Ses (LU0088087324), Erg (IT0001157020), Sidetrade (FR0010202606), Eutelsat (FR0010221234), Txt E-Solutions (IT0001454435).

L’indice Euronext Tech Leaders, che traccia l’andamento delle società del segmento, sarà aggiornato alla chiusura dei mercati di venerdì 20 giugno 2025 ed entrerà in vigore lunedì 23 giugno 2025. Il segmento viene rivisto con cadenza annuale.

Il ceo Stéphane Boujnah, ha sottolineato che Euronext è «il settore tech del gruppo ha 700 società quotate e una capitalizzazione di mercato aggregata di oltre 1.200 miliardi di euro ad aprile 2025. Nel terzo anniversario dell’iniziativa Euronext Tech Leaders, siamo lieti di accogliere otto nuove aziende nel segmento». (riproduzione riservata)

L’utility capitolina lancia a.Gas con l’obiettivo di consolidare il comparto della distribuzione gas. Una mossa in vista delle cessioni che dovrà fare Italgas dopo l’operazione con 2i Rete Gas

 
Poche ore dopo l’accordo per vendere il pacchetto clienti a Plenitude, Acea accelera sui business regolati. E così dopo l’acqua, l’ambiente e le reti elettriche, il gruppo energetico guidato dall’amministratore delegato Fabrizio Palermo ha dato vita ad a.Gas (Acea Gas). La nuova società si inscrive nell’ambito della razionalizzazione delle linee di business e ha come obiettivo il consolidamento e la crescita nel settore della distribuzione gas.
 

 

Quali attività confluiscono

Nel nuovo ramo di business confluiscono le attività già svolte nel settore della distribuzione gas dove Acea è già presente in quattro regioni: Abruzzo, Campania, Molise e Umbria. L’obiettivo è quello di ampliare la presenza industriale sul territorio, con conseguenti e positive ricadute occupazionali, anche in vista della partecipazione alle future gare per la distribuzione gas, tra cui quella per la città di Roma.

Mossa in vista delle dismissioni post operazione Italgas-2i Rete Gas?

Difficile non supporre che la creazione della società, la cui mission è consolidare il settore della distribuzione del gas, non si inserisca in un momento focale per il comparto. Nelle prossime settimane, infatti, entrerà nel vivo la dismissione degli atem della nuova realtà che nascerà dall’operazione Italgas-2i Rete Gas. L’Agcm ha infatti imposto dei rimedi che dovrebbero portare alla dismissione di asset la cui rab complessiva potrebbe aggirarsi intorno ai 600 milioni di euro. Come già riportato da Milano Finanza l’11 aprile, Acea potrebbe essere interessata a guardare i due Atem di Roma (4 e 5), Viterbo, Frosinone 2, ma anche L’Aquila 2.

 

Gli atem da cedere

In particolare, i rimedi riguardano due tipologie di Atem: dovrà essere ceduto il 20% dei pdr in 31 Atem in cui Italgas e 2i Rete Gas hanno una quota di mercato di oltre il 20% (eccezion fatta per Milano 2); andranno venduti tutti i pdr nei quattro Atem in cui 2i Rete Gas detiene una quota di circa il 20% (Barletta-Andria-Trani, Caserta 1, Cosenza 2 e Pisa).
Oltre questi quattro Atem, vi sono - tra gli altri - quelli di Agrigento, Bari 2, Benevento, Brescia 5, Caltanissetta, Campobasso, Caserta 2, Catania 1, Frosinone 2, L’Aquila 2, Mantova 2, Massa Carrara, Matera, Messina 2, Napoli 2, Novara 2, Padova 2, Padova 3, Potenza 1, Potenza 2, Ragusa, Reggio di Calabria-Vibo Valentia, Roma 4, Roma 5, Salerno 1, Salerno 3, Teramo, Torino 6, Trapani, Varese 1, Viterbo.

(riproduzione riservata)

 

Nessun cenno alla guerra in Ucraina o all’Iran. Presto incontro tra le due delegazioni ma anche visite reciproche dei presidenti 

«La mia telefonata con il presidente cinese, Xi Jinping è durata circa un'ora e mezza e si è conclusa con un risultato molto positivo per entrambi i Paesi». Queste le parole scritte dal presidente statunitense Donald Trump su Truth Social.

Si è discusso «quasi esclusivamente di commercio» e in particolare di «alcuni aspetti complessi del nostro recente, e concordato, accordo commerciale», segnala ancora il tycoon, mentre «non si è parlato di Russia e Ucraina o dell'Iran». In particolare «non dovrebbero più esserci problemi sui prodotti legati alle terre rare», sulla cui esportazione la Cina ha imposto delle restrizioni che rischiano di avere un impatto sul settore automobilistico globale. 

Durante la sua telefonata inoltre il presidente cinese ha «cortesemente» invitato Trump e la First Lady «a visitare la Cina». E, ha aggiunto The Donald, «io ho ricambiato». D’altronde «sia presidenti di due Grandi Nazioni è qualcosa che entrambi non vediamo l'ora di fare»

Intanto «i nostri rispettivi team si incontreranno a breve in una sede da definire», aggiunge il presidente degli Stati Uniti, laddove «noi saremo rappresentati dal segretario al Tesoro Scott Bessent, dal segretario al Commercio Howard Lutnick e dal rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, l'ambasciatore Jamieson Greer».

(riproduzione riservata)

 
 

Le restrizioni sui visti studenteschi minacciano il flusso di talenti internazionali negli Stati Uniti, compromettendo un motore chiave dell'innovazione economica. Ecco come le nuove misure potrebbero influenzare il futuro delle startup americane

Ajay Bhatt non aveva mai preso un aereo prima di partire dall’India nel 1981 per studiare alla City University di New York. Oggi, più di quarant’anni e 130 brevetti dopo, miliardi di persone utilizzano ancora la sua invenzione più nota: la porta Usb (Universal Serial Bus).

«Mio padre non voleva davvero che partissi», ricorda Bhatt. «Ma questo era il Paese dove si poteva ottenere la migliore istruzione, e dove tutti erano accoglienti».

L’immigrazione qualificata è da sempre uno degli ingredienti chiave che hanno reso l’economia statunitense la più dinamica al mondo. Secondo uno studio del 2022 firmato da Shai Bernstein della Harvard Business School, dal 1990 al 2016 gli immigrati hanno contribuito al 23% dei brevetti statunitensi.

Più della metà delle startup americane da un miliardo di dollari sono state fondate, o co-fondate, da immigrati. Tra queste, colossi come Nvidia, Alphabet e Tesla. Molti di questi innovatori, da Elon Musk fino a figure meno note come Bhatt, sono arrivati negli Stati Uniti con un visto da studente. Ma le politiche di Donald Trump rischiano di compromettere questa pipeline strategica.

Il protezionismo intellettuale di Trump

 

A maggio, la sua amministrazione ha sospeso i colloqui per i visti F-1 al fine di esaminare l’attività social degli studenti candidati, e ha annunciato l’intenzione di revocare «in modo aggressivo» i visti per studenti cinesi. Ha inoltre tentato di impedire a Harvard di iscrivere studenti stranieri, ma l’ordine è stato bloccato da un giudice federale.

Mercoledì sera, l’amministrazione ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di una dozzina di Paesi, tra cui Cuba, Venezuela e Laos, e ha impedito loro di richiedere visti studenteschi. Il presidente ha anche emanato un ordine che, di fatto, vieta agli studenti stranieri di frequentare Harvard.

«Ci sono persone che vogliono andare a Harvard e in altre scuole», ha dichiarato Trump. «Ma non riescono ad accedere perché ci sono troppi studenti stranieri. Voglio essere certo che siano persone in grado di amare il nostro Paese».

Nell’anno accademico 2023-24, oltre 1,1 milioni di studenti universitari stranieri hanno frequentato istituzioni statunitensi. Nel 2024, il governo ha approvato 263.000 richieste di lavoro temporaneo post-laurea (programma OPT), e 52.000 persone hanno fatto il passaggio al visto H-1B, tappa spesso verso la cittadinanza.

Durante un'audizione al Senato il 21 maggio, Joseph Edlow nominato da Trump per guidare l’agenzia per l’immigrazione, ha dichiarato di voler rimuovere l’autorizzazione al lavoro per gli studenti F-1 al termine degli studi. Questo equivarrebbe, secondo il think tank Nfap, a porre fine al programma Opt, rendendo difficile per molti giovani stranieri avviare un’attività negli Usa e indebolendo l’attrattiva delle università americane.

 

L’immigrazione è il motore dell’innovazione economica Usa

Uno studio del 2022 rileva che 319 su 582 startup statunitensi da un miliardo di dollari sono state fondate da immigrati, molti dei quali erano studenti internazionali. È il caso di Mike Krieger, brasiliano e co-fondatore di Instagram, che studiò a Stanford.

«Non sorprende che tanti studenti internazionali finiscano per fondare un’azienda», ha detto Stuart Anderson. «Chi lascia tutto per studiare all’estero è per natura propenso al rischio: è un atto imprenditoriale».

Gleb Yushin, scienziato dei materiali nato in Unione Sovietica, ha valutato università in Germania, Regno Unito e Giappone prima di scegliere gli Stati Uniti, dove ha fondato Sila Nanotechnologies. L’azienda ha raccolto oltre 1,3 miliardi di dollari e impiega circa 400 persone tra California e Stato di Washington.

Angelika Fretzen, ricercatrice tedesca arrivata ad Harvard nel 1998, è diventata leader nello sviluppo del Linzess, farmaco di punta per la sindrome dell’intestino irritabile. «Se avessi incontrato le difficoltà che oggi affrontano molti studenti stranieri», ha detto, «probabilmente sarei tornata in Germania».

Di recente, Trump ha suggerito che Harvard limiti gli studenti stranieri al 15% degli iscritti, affermando che alcuni potrebbero essere «sovversivi». Il vicepresidente JD Vance ha aggiunto che «non è necessario importare professori e studenti stranieri per fare grandi cose».

 

Gli Stati Uniti rischiano di perdere il primato nella formazione universitaria

Bhatt ebbe l’idea della Usb nel 1991, vedendo la moglie e la figlia lottare con i cavi della stampante. I dispositivi esterni all’epoca richiedevano porte e cavi diversi, creando confusione per gli utenti. Inizialmente scettico, il suo supervisore alla Intel gli diede tempo per lavorarci. Dopo un anno e mezzo, Bhatt convinse la dirigenza e avviò un consorzio con Microsoft, Ibm, Hp e Apple per adottare lo standard Usb.

Oggi Bhatt è in pensione, ma in maggio ha ricevuto il più alto riconoscimento scientifico dell’India. Tornato nel suo Paese per il premio, ha notato come molte famiglie preferiscano ora mandare i figli a studiare in Canada, Australia, Singapore o Regno Unito, piuttosto che negli Stati Uniti.

«Con il clima attuale», conclude, «non credo che mio padre mi avrebbe lasciato partire per l’America».

 

FONTE: Milanofinanza

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