L' intelligenza artificiale deve portare valore aggiunto. È la richiesta che gli investitori fanno alle big tech, che hanno puntato centinaia di miliardi di dollari sulle tecnologie più avanzate, ma il concetto vale per tutti: se si investe, bisogna ottenere dei benefici in termini in riduzione dei costi o aumento dei ricavi. A Piazza Affari sono circa 50 le imprese che hanno basato la loro offerta sull'AI, ottenendo un vantaggio diretto dallo sviluppo tecnologico, secondo un approfondimento di Value Track. A queste se ne aggiungono altre 36 che hanno avuto un impatto indiretto dall'adozione delle nuove tecnologie.
«Le beneficiarie dirette stanno modificando il modello di business con l'AI, mentre le beneficiarie indirette, pur continuando a fare quello che facevano prima, registrano una crescita notevole della domanda perché i loro prodotti o servizi sono strumentali allo sviluppo delle infrastrutture AI», spiega Marco Greco, founder e managing partner di Value Track.
«Nella prima categoria rientrano molte compagnie di software, nella seconda società con business variegati ma altamente tecnologici come Prysmian, Dba o Lu-Ve».
Un po' di contesto. In generale : le società italiane sono ancora un po' indietro nell'adozione degli strumenti di intelligenza artificiale, sia per motivi culturali sia per una questione dimensionale: molte sono pmi che non hanno grandi fondi da dedicare all'innovazione tecnologica», aggiunge Greco.
Tuttavia, il mercato italiano dell'intelligenza artificiale sta crescendo. Il Politecnico di Milano ha stimato che il settore valesse 1,2 miliardi di euro nel 2024 (+58%) e secondo Anitec-Assinform può raggiungere 1,8 miliardi nel 2027. In più, il 53% delle grandi imprese in Italia ha comprato le licenze per lavorare su ChatGpt o Microsoft Copilot, percentuale più alta rispetto a Francia, Germania e Regno Unito. La spesa però non è uniforme ma si concentra in alcuni settori. È alta nel comparto finanziario, con le banche che nel 2024 hanno messo 173,6 milioni (+33,1%) sull'AI, nelle tlc (161,6 milioni) e nell'industria (111,6 milioni), ma resta debole nella pubblica amministrazione (47,8 milioni). Chi fa l'AI. Le aziende possono sviluppare soluzioni di AI, partendo da zero oppure riconvertendo business avviati, o comprare e personalizzare gli strumenti di un fornitore. A Palazzo Mezzanotte sono solo tre le aziende - tutte pmi scambiate sull'Egm - che Value Track classifica come «AI Native», che cioè fondano il loro business interamente sull'AI: Creactives Group, Expert.AI ed Eviso.
La prima, che produce software per ottimizzare la supply chain, rientra anche tra le top picks di Value Track (vedere tabella in pagina). Dopodiché, si possono identificare otto sviluppatori che hanno integrato l'AI in business preesistenti (Almawave, Neosperience, Datrix, Circle, Spindox, Star7, Yakkyo e Sys-dat) e numerosi operatori che personalizzano i tool o forniscono componenti e strumenti tecnologici ai clienti. Dhh, ad esempio, affitta infrastrutture cloud, mentre Stm, Seco e Fae Technology sfornano prodotti elettronici avanzati che altre imprese usano per potenziare i macchinari. Chi beneficia dell'AI. «Guardando al futuro più immediato, l'impatto maggiore si dovrebbe concretizzare sulla struttura dei costi operativi delle società quotate che devono gestire processi complessi, ad esempio analizzando molti documenti come le banche e le assicurazioni, ma anche i comparatori come Mutui Online. In questo caso l'AI può automatizzare l'analisi e abbattere tempi e spese», aggiunge Greco. «Ne abbiamo identificate una sessantina, due terzi delle quali sul mercato principale e le restanti sull'Egm».
Nella lista compaiono diverse blue chip con attività che spaziano dall'energia (Enel, Eni, Terna, Snam, A2a, Hera) alla difesa (Leonardo, Fincantieri) fino alle banche. Per chi non sviluppa l'AI ma vuole usarla per potenziare il business, dunque, ridurre i costi è il primo passo per trasformare gli investimenti in vantaggi competitivi. Ma la vera sfida è far sì che l'innovazione tecnologica ma spinga il giro d'affari.
«I benefici maggiori saranno per quelle società che potranno aumentare il fatturato o aprire nuove linee di business grazie all'AI. Ma se la riduzione dei costi è alla portata di molti, le aziende che hanno un beneficio sui ricavi sono meno numerose», osserva Greco.
«Anche qui ne abbiamo trovate una sessantina ma, all'opposto del caso precedente, i due terzi sono società quotate su Egm». (riproduzione riservata)
CHI RIDUCE I COSTI E AUMENTA LE VENDITE GRAZIE ALL'AI
Società Almawave Casta Diva Group Circle Creactives Group DBA Group DHH Fae Technology Lu-Ve Maps Reply Seco Spindox Star7 Sys-Dat TXT e-Solutions Indice star egm Settore software e consulenza servizi alle imprese e consulenza hardware e software produzione industriale software e consulenza software e consulenza hardware
Fonte: Value Track.
Capitalizzazioni al 30/04 Capitalizzazione
(€ mln) 85,9 25,4 30,8 35,4 45,4 106,9 50,5 632,6 44,4 5.866,1 243,3 58,2 52,2 209,0 409,7
Applicazione Automazione servizio clienti Marketing intelligente IoT per la logistica Ottimizzazione supply chain efficienza dei data center Infrastruttura e servizi cloud AI per l'elettronica Sistemi di raffreddamento potenziati soluzioni aziendali AI e machine learning automazione industriale ottimizzazione supply chain generazione di contenuti Ottimizzazione dei processi aziendali Soluzioni aziendali WithubCHI
SPENDE DI PIÙ PER L'AI IN ITALIA
Settore Banche | Tlc Industria | Utility | Servizi Logistica | Assicurazioni | Healthcare | Vendita al dettaglio Pubblica amministrazione
Fonte: Anitec-Assinform
Spesa 2023: 130,4 122,3 81 63,4 55,1 51 49,4 44,8 43 33,7
Spesa 2024: 173,6 161,6 111,6 83,7 74,8 69,2 67,3 62,3 56,7 47,8 Var. 33,1% 32,1% 37,7% 32,1% 35,7% 35,6% 36,3% 39,2% 31,9% 41,7%
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